In Italia – in Ungheria

In Italia – in Ungheria

 

Frequentare un liceo linguistico significa innanzi tutto aspirare al pieno apprendimento della difficile ma essenziale abilità di comunicazione con il prossimo. Alcune volte quest’ultima risulta particolarmente ardua perché le lingue e le culture del mondo sono estremamente varie e diversissime tra loro, ma ciò che rende il dialogo tra persone provenienti da realtà più o meno distanti dalla propria così ricco e stimolante è il continuo mettere in discussione se stessi e la necessità di porsi con umiltà di fronte ad ogni cosa ed essere costantemente consapevoli di quanto si possa imparare da altri modi di vivere e di pensare non solo assumendo i concetti di diversità e varietà come ricchezza, ma anche proponendo agli altri qualcosa di noi stessi, per essere ambasciatori del nostro paese in tutto il mondo.

Spesso a scuola si tende a dimenticare quanto sia importante integrare l’apprendimento delle materie dai manuali con esperienze che aiutino in modo efficace e concreto il formarsi al meglio come individui e cittadini. Durante l’anno scolastico 2012/13 il liceo Enrico Fermi di Salò e il liceo Ady Endre di Budapest hanno collaborato all’organizzazione di uno scambio culturale che ha offerto a noi studenti italiani e ai nostri compagni ungheresi l’irripetibile occasione di immergerci per una settimana non solo nella vita scolastica e familiare, ma anche giorno per giorno alla scoperta di meravigliosi patrimoni artistici nazionali che spaziano dall’arte all’architettura, dalla letteratura alla storia, senza tralasciare persino l’aspetto ludico, che ha favorito l’immediata apertura all’incontro con il paese ospitante. Noi studenti italiani all’inizio di quest’avventura sapevamo ben poco riguardo all’Ungheria, che per noi non era altro che una semi-sconosciuta indicazione geografica, e ci siamo rapidamente accorti di non esserci mai fatti domande riguardo a un paese così vicino eppure ai nostri occhi così lontano. Abbiamo allora cercato di recuperare il tempo perduto tentando di acquisire qualche nozione di cultura generale che potesse aiutarci a vivere meglio le tappe di un’esperienza così particolare. Qualche lezione di storia, degli accenni di lingua ungherese, ma soprattutto il trasporto con cui il nostro professore spiegava e raccontava ogni cosa ci sono serviti per cominciare ad apprezzare qualcosa di una realtà che ancora non conoscevamo del tutto. Con il passare dei giorni cresceva anche l’emozione al pensiero dell’arrivo dei nostri compagni Ungheresi: ovviamente desideravamo che ognuno di loro potesse vivere dei momenti indimenticabili, e che associasse dei magnifici ricordi al nostro paese. Ad oggi, ripensando ai giorni trascorsi insieme in Italia, speriamo di cuore che il nostro intento sia andato a buon fine. Abbiamo vissuto dei momenti singolari: dai primi approcci, in cui capirsi era già una conquista, fino a quando i saluti di congedo si sono rivelati più tristi del previsto. Quelle che all’inizio ci erano sembrate considerevoli difficoltà linguistiche o importanti differenze culturali, si sono poi rivelate magnifiche occasioni di guardare all’essenza delle cose, di mettersi a confronto in modo diretto nelle situazioni quotidiane, con tanta voglia di scoprirsi e proporsi, di capirsi, e in ogni situazione rispettarsi. La settimana in Italia si è quindi conclusa con un bilancio in positivo: anche a fronte di qualche difficoltà, alla fine i vantaggi hanno saputo ripagare ogni sforzo. Un mese dopo, il momento di partire alla volta dell’Ungheria ci ha trovati con le valigie pronte e tanta voglia di trascorrere un’altra settimana con i nostri amici per scoprire finalmente da vicino il paese che ci avrebbe ospitati. I primi paesaggi ungheresi che abbiamo avvistato dai finestrini del pullman in viaggio ci hanno accolti con la delicatezza di una carezza: ci hanno salutati la campagna verdeggiante che costeggiava l’autostrada e la magnifica vista in lontananza del lago Balaton che rifletteva un cielo azzurro e sereno. Arrivando a Budapest siamo stati spontaneamente colti dallo stupore che si prova di fronte ad una città di ponti, cattedrali e palazzi fastosi, disegnata come in una cartolina intorno al sinuoso corso del bel Danubio blu. Ed è riuscita ad eguagliare la bellezza che ogni giorno si offriva ai nostri occhi solo l’accoglienza che ci è stata riservata e la disponibilità con cui ognuno si è aperto a noi: inutile aggiungere che la nostra settimana di permanenza in Ungheria è volata. Ogni giorno ci sono state offerte delle occasioni di valore inestimabile: abbiamo scoperto un sistema scolastico diverso da quello italiano, ricco di alcune tradizioni che abbiamo trovato bizzarre quanto interessanti; siamo stati guidati alla scoperta di grandiosi patrimoni artistici che ci hanno ricordato quanto la natura umana, senza distinzione di cultura o provenienza, sia rapita dalla meraviglia e affascinata dal sublime che l’arte è in grado di ingenerare nell’animo; abbiamo vissuto presso famiglie che per un’intera settimana hanno saputo con grande generosità e sensibilità fare spazio per accogliere degli stranieri al solo scopo di confronto e ai fini della crescita e dell’arricchimento personale; abbiamo constatato che non esiste barriera linguistica o culturale che non possa essere superata. L’apertura di mente e l’espansione dei nostri orizzonti servono a farci comprendere quotidianamente che tutti i popoli sono pari in grandezza solo esercitando la tolleranza e il rispetto, unici valori in grado di far spiccare la dignità e l’unicità di ogni cultura. Proponendoci di osservare da vicino una realtà diversa dalla nostra, armati di una curiosità quanto più possibile spogliata dai pregiudizi, ci siamo accorti con stupore e piacere che sempre esistono, tra paesi apparentemente diversi, alcuni aspetti in comune. Forse la preziosa lezione che possiamo trarre dal complesso carattere del popolo ungherese è che lo spiccato orgoglio nazionale che brilla negli occhi fieri di ogni ungherese come nelle preziose gemme della corona del primo sovrano che regnò sulla terra magiara, orgoglio che trionfa statuario e solido nel cuore di ogni figlio della patria ungherese come in ogni bianca pietra del suo imponente parlamento, dimostra di saper andare oltre il campanilismo e il nazionalismo quando si trasforma nell’accoglienza e nell’ospitalità che noi stessi abbiamo potuto sperimentare durante il nostro breve viaggio. Forse, una volta tornati a casa, non saremo riusciti a raccontare com’è davvero l’Ungheria, ma siamo sicuri di essere più ricchi di quando siamo partiti e ci basterà riguardare qualche vecchia fotografia per rivivere indimenticabili emozioni.

 

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